La paura dell’abbandono

Abandon” film del 2002 diretto da Stephen Gaghan tratteggia il profilo di una studentessa Catherine Burke ossessionata dalla paura dell’abbandono. Catherine, laureanda in un prestigioso college, ha subito un precoce abbandono da parte del padre che ha condizionato il suo modo di vivere le relazioni sentimentali. Il film si incentra sulla misteriosa scomparsa del suo ex ragazzo Embry. Un triller psicologico basato sul tema dell’abbandono che la protagonista del film non è mai stata in grado di elaborare e che ha profondamente inciso sullo sviluppo della sua personalità.

Non in modo così estremo e drammatico ma ad ognuno di noi nella propria vita sarà capitato di confrontarsi con la paura della separazione o dell’abbandono dalla persona oggetto del nostro amore. La paura della separazione è quasi fisiologica all’inizio di una storia sentimentale quando si vorrebbe passare il maggior tempo possibile con il proprio partner e ci si augura che sia sempre tutto così stupendo e non finisca mai l’amore. Questa paura inizia ad essere “preoccupante” quando diventa un pensiero fisso e inizia a condizionare il resto delle nostre attività come il lavoro o lo studio. Si reagisce con rabbia o paura ad ogni minimo allontanamento del partner, ad ogni telefonata mancata; il silenzio e l’assenza, seppur momentanei, non sono tollerati.

Chi vive nella paura dell’abbandono perde completamente potere sulla propria vita, perde se stesso perchè troppo impegnato a controllare l’altro e ad essere “bello e bravo” per l’altro nel vano tentativo di evitare un abbandono. Si diventa come una barca in balia della tempesta, si perde completamente il timone della propria imbarcazione sommersi dalle onde della paura. L’interesse è focalizzato esclusivamente sull’Altro. E’ come se la propria esistenza fosse legata alla presenza dell’Altro. Ci si scorda completamente di se stessi indaffarati alla ricerca di tracce dell’Altro: cosa sta facendo, c0n chi esce, cosa scrive su Facebook, con chi parla…Quello che si ottiene in questo modo è proprio quello che si tenta di evitare: l’allontanamento del partner che si sentirà soffocato.

Come mai si soffre di questa paura?

In genere convive con questa paura chi non ha una buona stima di sè, chi da piccolo ha subito dei presunti o reali abbandoni dalle principali figure di attaccamento, chi non ha sviluppato un attaccamento sicuro nei primi anni di vita chi cioè non ha sperimentato nella relazione con la madre (o con chi ne ha fatto le veci) una relazione basata sulla protezione, sulla fiducia, sulla condivisione emotiva, sull’amore. Chi ha una base sicura è in grado di gestire le separazioni, fiducioso nelle proprie potenzialità, è in grado di elaborarle, sa come si fa perchè ha imparato a farlo nel rapporto sicuro con la mamma. Chi non ha avuto la fortuna di vivere un’esperienza d’amore sicura e protettiva nella propria infanzia non è segnato a vita ma ha comunque la possibilità di instaurare d’adulto delle relazioni significative buone e nutrienti. La psicoterapia è un esempio di una relazione significativa sana dove si va a riparare la ferita causata da un’esperienza sofferente con le proprie figure d’attaccamento nell’infanzia.

Cosa può fare nell’immediato chi soffre della paura dell’abbandono?

Innanzitutto rispostare le proprie attenzioni ed energie su di sè, sulla propira vita e sulla propria esistenza riprendendo le proprie amicizie ed i propri interessi. Si è talmente preoccupati dall’abbandono da parte dell’Altro che non ci si rende conto che siamo stati proprio noi i primi ad abbandonarci quando abbiamo scelto di inseguire l’altro!

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